E' senz'altro degno di reiterata
lode l'alto linguaggio della legge,
così chiaro e preciso, assioma esatto,
privo di equivoci e di ambiguità,
immune da licenze tendenziose,
che mai dà luogo a dubbi e malintesi,
nessuno spazio agli azzeccagarbugli,
qual parola scolpita nella pietra,
che dice pane al pane e vino al vino,
che sana i torti e consola l'afflitto,
ed ha in sé la lezione dei maestri,
quel “in claris non fit interpretatio”
comprensibile a tutti, anche ai maldestri,
altrimenti, perché dirsi “diritto”?
Quindi, al tempo odierno, quando si legge
“sicurezza sul lavoro”, si può
star certi: gli infortuni aumenteranno,
e con essi le morti tutto l'anno;
se si legge “dignità della donna”
significa che la prostituzione
è divenuta norma quotidiana
e regola fondante del sistema;
se viene scritta la parola “pace”
vuol dire all'evidenza che si è in guerra,
di certo per motivi umanitari;
il nobile motto: “legalità”
informa che lo Stato è corruzione
e che il vero padrone è la camorra;
per “rispetto della Costituzione”
s'intende, è ovvio, che del testo illustre
si farà uso nel bagno di casa;
“riforma della giustizia” equivale
a dire che il mio processo penale
è uno spreco di tempo e di denaro
perchè l'impunità mi è garantita.
(E quanto alle vittime dei reati,
si trovino qualcos'altro da fare).
Altri esempi ci sarebbero, a iosa,
non sono difficili da trovare
in questo tempo dialettico e complesso,
orgasmico e per questo interessante:
ma oltre non desidero annoiare.
Mi preme tuttavia rilevare
(e con ciò chiudo il brillante discorso)
che sulla parola più alta e somma,
“democrazia”, una disputa è in corso:
secondo alcuni significa “truffa”,
per altri, più elastici, “truffa di gomma”.