il
relitto galleggiò a lungo
fra
le onde del mare alla deriva
veniva
da chissà dove
e
casualmente approdò a una riva
lì
fu accolto come si confà a un relitto
fu
più o meno rimesso in sesto
gli
si asciugò il vecchio sorriso navigato
con
una mano di vernice trasparente
una
società immobile e decadente
lo
eresse ad àncora di salvezza
simulacro
da opporre alle burrasche
intraviste
in ogni minima brezza
giovani
barche giacevano alla fonda nei porti
ma
nessuno le traeva dagli ormeggi
le
istigava a navigare in mare aperto
per
far da nuove rotte nuove leggi
per
quel branco di ignavi il relitto
destava
un interesse maggiore
non
le giovani barche abbandonate
in
disarmo con le inutili prore
per
esse valeva un solo pensiero
è
molto meglio arrugginire al molo
che
l'arrischiarsi di colare a picco
come
accadde all'Ulisse in folle volo
invitato
con mille riverenze alla radio
il
relitto conveniva con l'intervistatore
che
la musica non è più quella di un tempo
“trovatemi
oggi un solo grande autore
per
ascoltare una bella canzone
devo
tornare indietro di trent'anni”
dice
il relitto con fervore
mentre
anche il microfono annuisce
intanto
che un'onda lo rivolta sulla riva
il
relitto non smette la concione
“dopo
una sola settimana le mie memorie
sono
già alla terza riedizione”
mentre
il giovane giornalista della radio
lo
esalta per tutto l'universo
il
relitto attacca la litania dei vecchi
“ai
miei tempi il mondo era diverso
tutto
era diverso ai miei tempi
l'esistere
aveva un altro senso
le
giornate non finivano mai
il
profumo dei fiori era più intenso
ai
miei tempi c'era la guerra
c'era
la politica un'idea da costruire
e
l'arte, l'arte era tutta da fare
e
noi eravamo affamati d'amore”
e
il giovanotto si commuove e piange
e
le barche marciscono alla fonda
e
il relitto si specchia e non s'accorge
di
quanto in riva lo maltratti l'onda
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