quando si corre in due,
il fiato serve ad altro
per l'asino ed il bue.
Ecco, i personaggi
son proprio questi due:
dietro corre l'asino
e innanzi a lui sta il bue.
(Questi personaggi
non hanno spiegazione:
l'Autore ha ecceduto
nell'immaginazione)
Dietro a una cometa
stanno correndo i due,
e l'asino già arranca
nell'inseguire il bue,
ed ecco che lo chiama:
“mi sento mancare,
fermati un momento
che devo rifiatare”
Il bue allor s'acciglia
“siamo già in ritardo,
ci fermeremo quando
si giungerà al traguardo”
si giungerà al traguardo”
Ma l'asino paonazzo
fa un cenno con la mano,
e con un fil di voce
gli dice “sii umano!
è vero che al Presepio
ci hanno convocato
per riscaldare il Bimbo
con il nostro fiato;
ma se quando arrivo
di fiato non ne ho,
il bel Bambin Divino
come lo scalderò?”
Al che sbotta il bue:
“sei un asino davvero
se quello che pronunci
esprime il tuo pensiero!
Chiunque al mondo sa
che il fiato è un elemento
che della vita stessa
è il vero fondamento.
Chiunque al mondo sa
che per tal motivo
il fiato non ha fine
finché uno è vivo.
Ora io mi chiedo
perché tu sia venuto:
solo per farti dire
da me che sei cornuto?”
(L'Autore non sa
come finì il colloquio,
ma evidentemente
sull'asino l'eloquio
del bue fu convincente,
come ormai sappiamo,
visto che entrambi
da sempre li vediamo
insieme nel presepio
a riscaldar col fiato
il Divin Bambino
che strilla appena nato,
anzi, per eccedere
nell'immaginazione,
un povero neonato
giunto col barcone)
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